martedì 14 aprile 2009

credo di poter dire: il mio preferito (magari insieme ad altri ecco!)

James G. Ballard, uno dei massimi rappresentanti della fantascienza inglese, è nato a Shangai nel 1930. Durante la seconda guerra mondiale è stato internato dai giapponesi in un campo per prigionieri civili e separato dai genitori. Da questa esperienza Ballard ha tratto un magnifico racconto nero e, in seguito, il romanzo autobiografico L'impero del sole, portato male sul grande schermo da Steven Spielberg (che, come personalità artistica, è l'antitesi di tutto ciò che è ballardiano).
Arrivato in Inghilterra alla fine della guerra, nel 1946, si avvia allo studio della medicina, ma non si laurea. All'inizio degli anni Cinquanta presta servizio nella RAF e scopre la fantascienza; nel 1956 pubblica i sui primi racconti. Ma il suo approccio al genere è quantomeno singolare: infatti, come sottolinea David Pringle, "Ballard evita i temi classici della fantascienza come i viaggio nello spazio e nel tempo, gi extraterrestri e i poteri della mente e preferisce descrivere la decadenza e le catastrofi del fututo prossimo".
Tuttavia, con l'eccezione del primo romanzo (Il vento dal nulla), non si tratta di catastrofi tradizionali,anch'esse luogo comune nell'universo fantascientifico dai tempi di wells. La loro caratteristica fondamentale è di piacere ai protagonisti: così l'eroe di Deserto d'acqua si compiace della spaventosa inondazione che ha sommerso la terra e del capovolgimento climatico che ne consegue, scorgendovi una sorta di desiderio del tempo di tornare indietro e cristallizzarsi, e soprattutto il trionfo del tempo psochico su quello fisico. L'attenzione di Ballard per il paesaggio è l'altro elemento essenziale della sua narrativa: le catastrofi, naturali e non, permettono l'instaurarsi di un nuovo tipo di ambiente che allaccia ambigui ma profondi legami con l'immaginazione dei personaggi.




Ecco perché adoro questo autore. Questa è la prima parte dela prefazione di Terra bruciata. Un libro che mi appresto a leggere nonostante le pagine ingiallite. Per fortuna che ci sono loro, quelli che fanno le prefazioni (in questo caso un certo Giuseppe Lippi), quelli che sanno scrivere. Per fortuna ci pensano loro a esprimere quello che io altrimenti non saprei.

4 commenti:

  1. Grazie della segnalazione. Da ragazzo divoravo la fantascienza, da Bradbury ad Asimov, ma poi gli anni mi hanno portato altrove. Da come ne parli sembra diverso dai soliti polpettoni.

    RispondiElimina
  2. è davvero diverso.
    Non aspettarti una fantascienza fantascienza
    ma una fantastica fantasia

    io lo definisco anche "lo Stefano Benni straniero", perché dentro i suoi romanzi c'è la previsione catastroica del nostro futuro consumistico.

    RispondiElimina
  3. è giusto morto oggi. Ballard dico. è vero, ahimè

    RispondiElimina
  4. oh
    mi dispiace
    non poco
    non aveva ancora nemmeno 90 anni
    cribbio non scriverà più

    RispondiElimina


View more personalized gifts from Zazzle.
>