sabato 23 novembre 2013

L'ibretto di istruzioni

Ho sempre detto che il libretto di istruzioni non me lo avevan dato.. che ci voleva eccome!
E poi arriva tra le mie mani questo libro di Filastrocche appena nate regalatomi dall'amico Anto(nello).

Ecco la prima filastrocca:

MANUALE D'USO

Ho cercato dappertutto,
ho guardato sotto il letto,
nella culla, in carrozzina,
sotto la sua copertina.
Certamente me l'han dato,
oltre al suo certificato,
ci dev'esser son sicura
come guida per la cura,
per le varie situazioni
un libretto di istruzioni.
Altrimenti che succede?
Chi lo sa come si fa?
Già lo sento che sto male,
quasi torno in ospedale.
Quando strilla perché strilla,
quando dorme se è contento,
cresce bene., va cambiato:
io non so se ma la sento.
Chi ce le ha queste risposte,
a chi chiedo se non so?
Cerco ancora dappertutto
prima o poi lo troverò.

giovedì 28 febbraio 2013

mercoledì 20 giugno 2012

I pensieri di Mao


martedì 19 giugno 2012

iPhone.. e tu che telefono hai?

No, non è un post sui cellulari...
è la mia nuova passione: scarabocchiare le cover dei telefonini!

Per ora sto facendo delle strisce di carta da inserire nelle custodie in silicone (o plastica) trasparente.

Appena potrò proverò direttamente a scarabocchiare sulle cover bianche.

Tu che cellulare hai?
Trovo la cover e la preparo...


venerdì 17 febbraio 2012

Dylan



You are free now.
Go and run
with your wild ancestors,
racing by the midnight moon.
Go and hunt for your prey,
taking what is your birthright.
Join the wolf, the jackal, the wild dogs,
and run with your kin on the wild hunt.

martedì 27 dicembre 2011

Quando?

Gira bene a me
certo non è tutto perfetto
molte cose vorrei proprio fossero diverse
ma non posso negare che
sto bene
sono fortunata
mi basta quello che ho
anche se non è tutto
è tutto quello che più voglio
ma...
se gira bene a me
non gira bene a chi mi sta intorno
e di conseguenza..

Svuotata
non so più che fare
non perché io debba necessariamente fare qualcosa
forse solo per egoismo
perché se non gira bene a chi più amo al mondo
non gira bene nemmeno a me.

domenica 30 ottobre 2011

domenica 26 giugno 2011

quante cose


domenica 27 marzo 2011

Rocca

È bellissimo tutto ciò!
No?

martedì 1 febbraio 2011

Pausa

Sono in pausa. Nessun significato recondito. Sono nella mia prima pausa nel nuovo negozio, nel nuovo ruolo. È strano certo. Ma mi sento leggera.
Appena andata fuori a fumare la sigaretta, mi sono messa a parlare col tipo che distribuiscee cartoline per la lotta contro l'HIV infantile. Le distribuisce ovviamente non gratuitamente. Io lo so perfettamente che loro non sono "volontari" ma vengono pagati per ogni cartolina venduta. Ovviamente lui ha negato. Ma credo che comunque sia convinto che l'associazione che li paga faccia qualcosa per qualcuno... È questo che mi fa arrabbiare: prendono in giro chi deve prenderci in giro.

giovedì 20 gennaio 2011

picciotti della benavita

Negli anni 30 eravamo gangsta con gesta
che restano nella testa piu onesta
tra traffici di rum al chiar di luna come puma
senno la pula ci arresta
e ci mette dentro si ma dentro il parlamento
tra una legge e un emendamento
di sicuro non ci prenderanno


picciotti della benavita
rispettati in ogni citta
con la coscienza pulita
quasi come la fedina

minchia

picciotti della benavita
rispettati in ogni citta
con la coscienza pulita
quasi come la fedina

negli anni 80 si parlava di ‘ndrangheta, mafia, camorra
e con la sacra corona tutti vi diedero a bere
che ogni nostro sedere
avrebbe visto la cella invece stava in poltrona
a fare le leggi con cui proteggere i gaggi
che davanno appoggi con i carteggi dei seggi 

rivali battutti e levati come solfeggi
voragini e sfregi si,
ma possiamo fare di peggio

picciotti della benavita
rispettati in ogni citta
con la coscienza pulita
quasi come la fedina

perche rischiare la prigione
se fallisce un azione, se il pentito fa un nome
noi stiamo al di qua perche al di qua ci conviene 

di qua si fa il bene della nostra nazione
si da il caso che
piu siamo onorevoli piu siamo spregevoli
piu spregevoli piu siamo colpevoli
piu siamo colpevoli piu troviamo alibi
su cui accampare tesi per mesi inviolabili ai piu

onorevoli siamo noi
e a chi ci vuole mettere nei guai
non e piu tempo di sparare
che c’è l’immunita parlamentare

picciotti della benavita
rispettati in ogni citta
con la coscienza pulita
quasi come la fedina

non ci si nasconde piu
si fa tutto alla luce, alleluia
giu l’era buia in alto le gru
la nostra villa è un bijoux
le nostre auto di piu
sono finiti i tempi in cui ci chiamavano don
hanno levato la d e c’è rimasta la on 

con un punto che sfuoca quando metti lo zoom
l’antimafia ci gioca fino a che non fa boom boom boom

onorevoli siamo noi
e a chi ci vuole mettere nei guai
non e piu tempo di sparare
che c’è l’immunita parlamentare

onorevoli siamo noi
e a chi ci vuole mettere nei guai
non e piu tempo di sparare
che c’è l’immunita parlamentare

piu siamo onorevoli piu siamo spregevoli
piu spregevoli piu siamo colpevoli
piu siamo colpevoli piu troviamo alibi
su cui accampare tesi per mesi inviolabili ai piu

siamo finiti dentro
si ma dentro il parlamento
tra una legge e un emendamento
di sicuro non ci prenderanno

picciotti della benavita
rispettati in ogni citta
con la coscienza pulita
quasi come la fedina


lunedì 10 gennaio 2011

Il mio uomo

Il nostro far west!

sabato 8 gennaio 2011

Il bazar della mia esistenza

"Senza il gioiello dell'amore dentro di me, che il bazar della mia esistenza sia distrutto pietra dopo pietra."

Facile esprimersi con le parole degli altri!
Echissenefraga, l'importante è farlo.
L'ora è giunta, non si potava far passare altro tempo. Devo riprenderlo.
Che bello, qui, voi.
A poco a poco

sabato 28 agosto 2010

laretedicamilla

mi accorgo che è una splendida realtà

mercoledì 10 marzo 2010

sfogo a Molfetta

Non è andata come pensavo ma vabbè almeno domani mi alzerò un'oretta dopo.
Stasera avevo proprio sonno.  E a dirla tutta non mi andava nemmeno di avere gente intorno. Ho guidato a stento persino verso Molfetta: gli occhi mi si chiudevano. Il programma era cenare nella mia casa natale, e mettermi qui a leggere un po' di vostri post (cosa che faccio sempre più raramente, il tempo è poco, devo fare alcune cosucce mie, e farlo pure mentre altri ti dicono "e sempre al computer stai" non è nemmeno troppo piacevole). Io troppo al computer poi è davvero una barzelletta: lavoro tutto il giorno, esco di casa alle 8 e non torno prima delle 21:30, l'unico momento in cui posso stare al pc è proprio la sera. E vorrei fare davvero tanto altro. Il mio giorno libero è un dramma: sono così tante le cose che dovrei e vorrei fare che finisco costantemente per non farne nemmeno mezza: non so da dove iniziare, che precedenza dare, cosa escludere e cosa includere. E rimango nel letto a più non posso a rimuginare. Per non parlare del fatto che puntualmente il mio giorno di riposo inizia e finisce col mal di testa. Che barba. Non mi piace proprio tanto la mia vita così. Ma si sa: tocca a me raddrizzarmela. Scarabochcio poco: tante idee quando non ho tempo e poi mi metto al tavolo di lavoro e... E così col Blog: tante cose da dire e raccontare e condividere e quando finalmente mi metto al pc... Per non parlare dei libri che ho abbandonato da quasi un anno ormai. E questo non mi piace proprio. La vita da albergo in fondo mi permetteva di dedicarmi alle cose a cui più tenevo: me stessa.
Certo in fondo, sicuro anzi, molto meglio così.
E stasera ho avuto la felice idea di sfidare mio padre a burraco. Il risultato è che mi ha stracciato, gli occhi mi si chiudono sempre di più, non ho scarabocchiato, non ho letto le vostre cose (poi sta cosa che alcuni dei miei blog preferiti non li posso nemmeno commentare mi fa sentire impotente), e sono arrivata in camera all'ora in cui avrei voluto essere già nelle braccia di Morfeo da un pezzo.
Domattina colazione al grease alle 8:30 con la mia nuova amicizia che mi deve aggiustare lo slide!
Poi ci sarà il mio giorno libero, e vi assicuro che il pensiero di organizzarmelo a vuoto come al solito mi deprime. Ci sarà pure il dentista... ma ci sarà la Francy.
Che bello.
E si può fare un figlio in queste condizioni?
Ma no, meglio di no. In fondo chi lo sa se lo voglio ancora.

Buonanotte sognatori.

sabato 27 febbraio 2010

al bar

Giovedì pomeriggio alle 15:00
Entro in un bar con un amico.
Non ci ero mai entrata prima, sebbene mi trovassi nella mia città natale.
A un tavolino è seduto un ragazzo.
Lo vedo, lo guardo, lo guardo meglio nel limite del possibile perché è di profilo.
Lo riconosco.
Da tanto non lo vedevo.
Con un modo di fare tipico dei miei, gli prendo dolcemente il viso tra le mie mani per farlo girare completamente verso di me e regalargli due baci sulle guance che lui contraccambia.
I nostri visi si allontanano un po'.
Ci guardiamo per un millesimo di secondo
e lui retoricamente mi domanda: "Hai sbagliato..?"
E io imbranatamente gli rispondo: "Si"

Questa di baciare così dolcemente un emerito sconosciuto non mi era mai capitata prima.

lunedì 15 febbraio 2010

The Big Team Scribble

Questo è il vagone che ho scarabocchiato per il treno ideato da Oppy

ma quelli degli altri sono davvero bellissimi.

mercoledì 10 febbraio 2010

in partenza









In questi giorni ho fatto l'infermierina. L'architrave CarTonio ha deciso di prendere l'influenza. Senza granché di febbre, ma l'uomo stava proprio giù. E ha passato 2 giorni a letto, facendosi curare e avvelenare da me. Ieri ho fatto la salsa di carote. O per lo meno c'ho provato, ma pare che il semplice esperimento non sia propriamente riuscito. E vabbè sono in ferie un po' di esperimenti li devo fare. Ecco trascorsi i miei primi due giorni di ferie a casa a farm semi-influenzare a mia volta. Oggi l'architrave ha deciso di uscire. E tra un po', appena il cuoco Difino avrà finito di preparare il pranzo, noi partiremo alla volta di Nola. Saremo in tre e l'architrave resta qui a recuperare il lavoro perduto. Potrei creare in quiz: chi saranno i miei due compagni di viaggio?
Ma poco importa. Importa che tra un po' rivedrò Lucariello. e questo tanta gioia mi dà.
Al lavoro, alle mie crisi, alle mie delusioni, al mio non farcela più a far quello che faccio, al mio non potermi costruire un futuro se non raddrizzo il presente.. ecco a tutto questo ci penserò ancora quando finiranno le ferie. Per ora c'ho ancora 5 giorni. E il week end semi romantico da non fasi sfuggire già mi alletta.

Ma in che lingua ho scritto???

venerdì 15 gennaio 2010

Oggi


15012010 sylv shanka
inserito originariamente da una Debora StORdyta

mercoledì 13 gennaio 2010

tuffo nel passato



Napoli, nel lontano 2001.. o 2002

giovedì 7 gennaio 2010

l'amore in rete

Merlino mi guarda in cagnesco.

Ho trovato su facebook un tipo che si chiama "Julia Merlino Mounts".
Assurdo. Ovviamente gli ho chiesto l'amicizia.
E intanto continuano ad arrivare cartoline e opere d'arte.
Devo trovare una cornice adatta per l'amore.

martedì 1 dicembre 2009

Nola

Mi chiedevo..

Luca, ma poi, il potere lo hai capito?

lunedì 30 novembre 2009

com'è piccolo il mondo

Domenica 15 Novembre alla fabbrica di Nichi.

Barone: "ma sai che anche una mia amica, che conosce benissimo anche Tonio, ha fatto un incidente proprio sulla Molfetta-Terlizzi, e anche lei è qui col collare.

Stordy: "no io non l'ho fatto su quella strada... ma.. quando? Giovedì? Io l'ho vista, ero dietro, l'ho soccorsa io.. davvero la conoscete? E' qui? ...dove sta?


proprio il giorno dopo il suo incidente è toccata a me...



periodo

A fare l'elenco delle sfighe di 'sto periodo non ce la faccio,
ogni tanto me ne viene in mente una,
e ogni giorno ce n'è una nuova:

la mia macchina e il mio collo (tampone)
la macchina di Marco (parcheggiare in pianura no?)
la macchina di Tonio(meno male che si sono schifati)
la maccina del Difino (tanto per seguire la scia)
la macchina di Mariarita (retromarcia da brivido)
le macchine di Angela e Ferdinando (qualche fuocherello qua e là)

e il negozio di Vittorio e Roberto.. furto senza scasso!

e poi le peggiori:
l'influenza di Carmen quando non ci voleva (ma va molto meglio)
la brutta perdita di Michele e Angela

per non parlare delle coppie
Barone senza baronessa
e vari altri

ahhh Giuliana ha perso il lavoro

e i telecomandi?

Abbillina bene che tu sia andata.. già il biglietto d'andata parlava della sfiga!

e... meglio se non me ne vengono in mente altre..

sabato 28 novembre 2009

domenica 22 novembre 2009

output.

mercoledì 4 novembre 2009

e se domani


E se domani fosse ancora tutto così?

venerdì 30 ottobre 2009

Perchè non si può vivere, e morire, così.

Lascio perdere tutto.
Oggi c'è ri-public a Ruvo,
poi volevo mettervi qui a raccontarvi qualcosa di allegro,
poi volevo pasticciare, incollare, far finta di creare.

Ma la notizia di un ragazzo della mia età morto per mano di chi dovrebbe garantire la giustizia,
l'impotenza di fronte al fatto ormai irreversibile,
la rabbia per il silenzio e per le spiegazioni non date alla famiglia,
il terrore di dover essere tutelati da chi ci uccide,
e le lacrime..
oggi mi spingono a parlarvi di Stefano.
E a chiedermi. cosa possiamo fare??????

Pubbico gli articoli de "l'antefatto".
Mentre cliccando sul titolo vedete l'intervista di ieri fatta ad AnnoZero alla sorella di Stefano.

30 ottobre 2009
di Luca Telese

Guardiamo le foto di Stefano Cucchi, in redazione, a Il Fatto, e restiamo tutti senza parole, attoniti. E' successo ieri. Capita raramente, dopo anni che si lavora nei quotidiani questa sensazione di pietrificazione, di disgusto, di disagio fisico. Il desiderio di sottrarsi all'obbligo della cronaca, di guardare altrove. Per i giornalisti le notizie dovrebbero essere come le malattie per i chirurghi. Purtroppo o per fortuna non è mai così. Quelle foto ce le hanno portate in redazione, dopo la conferenza stampa della famiglia, Caterina Perniconi e Silvia D'Onghia, ricostruendo una piccola grande storia dell'orrore, quella di un ragazzo morto dopo un arresto. Aveva con se 20 grammi di droga.

Però adesso guardo le foto di Stefano Cucchi sulla prima pagina del nostro giornale, un cadavere adagiato sul tavolo, come una marionetta spezzata: esile, disarticolato, quasi scheletrito, perché Stefano era un tossico. Quello che taglia il respiro in petto, però, è che questo corpo sia martoriato. Stefano Cucchi è stato arrestato nella notte fra il 15 e il 16 ottobre. E' morto una settimana dopo. Cosa sia successo, in questo intervallo, nessuno lo sa. C'è un itinerario, un piccolo calvario che quel corpo ha disegnato nel nostro sistema giudiziario e sanitario: ospedali, tribunale, carcere, obitorio. Guardi il cadavere, e vedi che ci sono dei segni: colpi, percosse, le arcate paretali livide, deformate, violacee. E' stato colpito? E' stato picchiato? Pare difficile negarlo. Ma se ci fosse una spiegazione ufficiale, tutto almeno sarebbe più comprensibile. Ebbene, non c'è. I comunicati ufficiali dicono: “arresto cardiaco”. Quando si muore c'è sempre un arresto cardiaco: senonché, quel corpo ci racconta un'altra storia, ci pone delle domande. Una è quella che Silvia ha porto ai carabinieri: “Come è possibile?”. La risposta sembra tratta dal copione di un film di serie B: “Le camere di sicurezza non sono alberghi a cinque stelle”. E le contusioni agli occhi? "Aveva dormito poco".

Però ci sono dei fatti. Alla famiglia è stato impedito di vedere il cadavere. Al legale della famiglia Cucchi non è stata concessa la possibilità di assistere all'autopsia. Le foto sono arrivate alla famiglia solo dall'agenzia di pompe funebri. Le interrogazioni parlamentari, ad esempio quella dell'onorevole Giachetti, sono piovute sui banchi di Montecitorio. Nemmeno il ministro Alfano ha fornito una versione coerente, e persino il ministro Maroni ha criticato la scelta di tenere lontana la famiglia. Luigi Manconi – che da anni con la sua associazione “A buon diritto” si occupa di giustizia e di carcere – ha spiegato insieme alla madre di Stefano che “i segni della violenza sono innegabili”. E' vero.

Guardiamo questa foto e ci chiediamo se debba essere pubblicata e perché. Ne discutiamo molto in redazione, tutti quanti. Sappiamo che molti saranno turbati. Siamo turbati anche noi. Ma alla fine decidiamo che vada pubblicata. Per tanti motivi: in primo luogo perché siamo convinti che i lettori non siano dei bambini sprovveduti: se le abbiamo viste noi (e abbiamo pensato delle cose), devono poterle vedere pure loro (e pensare delle cose). E poi un motivo ancora più semplice: quelle foto sono una domanda crudele, non solo per i Carabinieri o per ministri, ma per tutti noi. Se una madre decide di mostrare suo figlio ridotto a uno scheletro, martoriato, è perché quelle domande devono avere una risposta. Solo così quella marionetta scomposta potrà ritornare ad essere il corpo di un ragazzo.

30 ottobre 2009
di Vitantonio Lopez

La camera di sicurezza di una ”caserma dei carabinieri certo non è il posto più confortevole” dove passare la notte. Così il comandante della compagnia dei carabinieri ci spiega perchè Stefano Cucchi è arrivato con gli occhi pesti in tribunale. Dove, comunque, assicura, “nessuno ha avuto niente da dire”. Dopo quella notte in caserma, il passaggio in tribunale e quello in carcere, è finito in un letto d’ospedale, ha agonizzato per cinque giorni ed è morto con i genitori tenuti fuori della porta, senza poterlo vedere, senza sapere delle sue condizioni. Non fosse stato per la battaglia lunga anni della madre, poco o nulla si sarebbe saputo pure sulla morte di Federico Aldrovandi, ammazzato di botte a 19 anni per strada da quattro poliziotti. E Aldo Branzino, falegname di 44 anni, arrestato per un po’ di marijuana e trovato cadavere nella cella trentasei ore dopo. Quando chiedi, per Federico, per Aldo, per Stefano, ti senti sempre rispondere che nell’arresto, in carcere, le regole sono state rispettate, che le procedure sono queste. E’ per questo, per rompere questo muro di cinica indifferenza che i genitori e la sorella di Stefano hanno dovuto darci quelle foto. Ci hanno messo sotto gli occhi quel viso, quel corpo massacrati e noi li mostriamo a voi perchè non c’è legge, regola o procedura che possano giustificarlo. Perchè non si può vivere, e morire, così.

mercoledì 28 ottobre 2009

ri-public art festival

ri-public art festival
ri-public art festival
inserito originariamente da una Debora StORdyta.

Ri-Public Art è il primo festival pugliese interamente ispirato tema del riciclaggio creativo.

Ri-Public Art è un evento itinerante fatto di laboratori creativi, atelier, esposizioni, eventi e performance creative, attività di educazione ambientale, azioni di comunicazione e social networking.

Il villaggio di Ri-Public Art viaggerà nei mesi diottobre e novembre 2009 toccando le città di di Andria, Barletta, Bisceglie, Canosa di Puglia, Corato, Molfetta, Ruvo di Puglia, Terlizzi, Trani.

è tanto sai


Adesso che il pc si è ripreso
devo andare via, a lavoro..
Devo riprendere a rileggervi
a riscrivervi
sto pensado un po' a reinventare
questo "ri" o "re" come preposizione è molto presente oggi nella mia vita.

Avevo deciso di dedicare i pomeriggi a scrivere e leggere
e le sere a fare
ma i pomeriggi con questo pc sono mooolto difficili

Adesso vado
e torno con buone intenzioni

domenica 13 settembre 2009

pungina

"mamma guarda cos'ho dietro l'orecchio, un brufolo?"
"forse, si... però è strano, non sembra proprio una pungina"

Oh che bello... da quanto tempo non sentivo e soprattutto usavo il termine "pungina".

Il bello di tornare a casa!

venerdì 11 settembre 2009

E se Totò fosse vivo..?

Come sarebbe, cosa direbbe, quali personaggi interpreterebbe, quali battute proferirebbe?
Come mi sarebbe piaciuto vederlo adesso.

lunedì 7 settembre 2009

Uso di piuttosto che con valore disgiuntivo ACCADEMIA DELLA CRUSCA

Il fenomeno dell’impiego ormai dilagante di piuttosto che nel senso di o, non è affatto sfuggito, naturalmente, all’attenzione degli storici della lingua (per parte mia, tanto per fare un esempio, ne avevo già discusso in un seminario del circolo linguistico della Facoltà di Lettere di Padova un paio di anni fa; e l’argomento è stato da me riproposto, in seguito, nell’àmbito dei lavori del Centro linguistico per l’italiano contemporaneo [CLIC]). Si tratta di una voga d’origine settentrionale, sbocciata in un linguaggio certo non popolare e probabilmente venato di snobismo (in tal senso è azzeccata l’allusione nel quesito a un uso invalso «tra le classi agiate del Settentrione»). Era fatale che tra i primi a intercettare golosamente l’infelice novità lessicale fossero i conduttori e i giornalisti televisivi, che insieme ai pubblicitari costituiscono le categorie che da qualche decennio - stante l’estrema pervasività e l’infinito potere di suggestione (non solo, si badi, sulle classi culturalmente più deboli) del "medium" per antonomasia - governano l’evolversi dell’italiano di consumo.

Non c’è giorno che dall’audio della televisione non ci arrivino attestazioni delpiuttosto che alla moda, spesso ammannito in serie a raffica: «... piuttosto che ... piuttosto che ... piuttosto che ...», oppure «... piuttosto che ... o ... o ... », e via con le altre combinazioni possibili. Dalla ribalta televisiva il nuovo modulo ha fatto presto a scendere sulle pagine dei giornali: ormai non c’è lettura di quotidiano o di rivista in cui non si abbia occasione d’incontrarlo. E purtroppo la discutibile voga ha cominciato a infiltrarsi anche in usi e scritture a priori insospettabili (d’altra parte, se ha prontamente contagiato gli studenti universitari, come pensare che i docenti, in particolare i meno anziani, ne restino indenni?).

Gli esempi raccolti nel parlato e nello scritto sono ormai innumerevoli e le schede dei sempre più scoraggiati raccoglitori (è il caso della sottoscritta) si ammucchiano inesorabilmente. Eppure non c’è bisogno di essere dei linguisti per rendersi conto dell’inammissibilità nell’uso dell’italiano d’un piuttosto che in sostituzione della disgiuntiva o. Intendiamoci: se quest’ennesima novità lessicale è da respingere fermamente non è soltanto perché essa è in contrasto con la tradizione grammaticale della nostra lingua e con la storia stessa del sintagma (a partire dalle premesse etimologiche); la ragione più seria sta nel fatto che un piuttosto che abusivamente equiparato a o può creare ambiguità sostanziali nella comunicazione, può insomma compromettere la funzione fondamentale del linguaggio.

Mi limiterò qui a un paio d’esempi fra i tanti che potrei citare: dal settimanaleL’Espresso, del 25.5.2001, incipit dell’articolo a p. 35 intit. Il cretino locale (sulla fuga dei cervelli dal nostro Paese): «È stupefacente riscontrare quanti italiani trentenni e quarantenni popolino le grandi università americane, piuttosto che gli istituti di ricerca e le industrie ad avanzata tecnologia nella Silicon Valley»; naturalmente questo piuttosto che pretende di surrogare la semplice disgiuntiva, ma il lettore non edotto è portato a chiedersi come mai i giovani studiosi italiani sbarcati negli Stati Uniti snobbino per l’appunto i prestigiosi centri di ricerca della Silicon Valley. E ancora: «... di questo passo, saranno gli omosessuali piuttosto che i poveri piuttosto che i neri piuttosto che gli zingari ad essere perseguitati»: frase pronunciata dal noto (e benemerito) dott. Gino Strada nel corso del Tg3 del 22.1.2002; in questo caso, la prospettiva d’una persecuzione concentrata protervamente sulla prima categoria avrà reso perplesso più di un ascoltatore...

Immaginiamoci poi che cosa potrà accadere con l’insediarsi dell’anomalo piuttosto che anche nei vari linguaggi scientifici e settoriali in genere, per i quali congruenza e univocità di lessico sono indispensabili.

Per quanto mi riguarda, non sono in grado di localizzare con sicurezza nello spazio e nel tempo l’insorgere della voga in questione. Mi risulta soltanto, sulla base di una testimonianza sicura, che tra i giovani del ceto medio-alto torinese il piuttosto che nel senso di o si registrava già nei primi anni Ottanta. È un fatto che questa formula è generalmente ritenuta di provenienza settentrionale (il che già contribuisce, presso molti, a darle un’aura di prestigio): «Un vezzo di origine lombarda, ma ormai molto diffuso, è quello di usare la parola "piuttosto" [...] nel senso di "oppure"», osservava criticamente un paio d’anni fa, sulla rivistaL’esperanto, anno 31, n° 3, 5 aprile 2000, il direttore Umberto Broccatelli (scrivendo però "piuttosto" in luogo di "piuttosto che"). Il lancio vero e proprio del nuovo malvezzo lessicale, avvenuto senza dubbio attraverso radiofonia e televisione (e inizialmente - è da presumere - ad opera di conduttori settentrionali), sembra potersi datare dalla metà degli anni Novanta. Resta da capire la meccanica del processo che ha portato un modulo dal senso perfettamente chiaro, e rimasto saldo per tanti secoli, come piuttosto che a virare - all’interno di un certo uso dapprima circoscritto e verosimilmente snobistico - fino al significato della comune disgiuntiva.

Per azzardare una ricostruzione di quel processo proviamo a partire da una frase del genere: «Andremo a Vienna in treno o in aereo». In questo caso le due alternative semplicemente si bilanciano. Se variamo la frase rafforzando il semplice o con l’aggiunta dell’avverbio piuttosto: «Andremo a Vienna in treno o piuttosto in aereo», chi ci ascolta può cogliere una tendenziale inclinazione per la seconda delle due soluzioni, quella dell’aereo. Sostituiamo a questo punto o piuttosto con piuttosto che: «Andremo a Vienna in treno piuttosto che in aereo»; qui risalta abbastanza nettamente - sempre attraverso la comparazione tra due opzioni - una preferenza per la prima rispetto alla seconda. Dall’analisi delle varianti contestualizzate nelle tre frasi, mi sembra si delinei una possibile spiegazione delpiuttosto che semanticamente ‘deviato’ di cui ci stiamo occupando (e preoccupando): in sostanza, può essere il prodotto di una locale, progressiva banalizzazione portata fino alle estreme conseguenze, cioè fino al totale azzeramento della marca di preferenza che storicamente gli compete (e che nell’italiano corretto continuerà a competergli). Basterà avere un po’ di pazienza: anche la voga di quest’imbarazzante piuttosto che finirà prima o poi col tramontare, come accade fatalmente con la suppellettile di riuso. Segnalo intanto la significativa "variatio" che mi è capitato di cogliere al volo qualche giorno fa (precisamente, il 17 aprile 2002), nel corso di una trasmissione televisiva che si occupa di alimenti e di buona cucina: un’esperta di gastronomia, chiamata a giudicare tra piatti a base di pesce allestiti in gara da due cuochi, nel sottolineare quanto sia importante anche l’effetto estetico nella presentazione d’una vivanda ha fatto osservare come nei molluschi dalle valve variopinte utilizzati in una delle portate ci fosse «più colore rispetto a una triglia anziché a una sarda» (triglia e sarde essendo i pesci usati nella preparazione di altre due portate). In effetti, una volta appiattito semanticamente piuttosto che fino all’accezione del latino vel, non c’è ragione che non accada la stessa cosa ad anziché (e anche, di questo passo, a invece che, invece di) [...]».

Ornella Castellani Pollidori

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